Mal di schiena neuropatico?

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    Alessandra

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    Azzano Decimo (PN)

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    Un nuovo metodo aiuta a capire se è necessario o meno l'intervento

    Se la schiena non smette mai di far male, di certo bisogna trovare un sollievo e una soluzione. Ma per farlo occorre sapere perché quel dolore non ci abbandona mai: «Chiedere al paziente di dare un punteggio al suo dolore, come si fa oggi abitualmente per “dosarlo”, non aiuta granché perché non ci dice nulla sui meccanismi che lo provocano», dice Joachim Scholz, un anestesista del Massachusetts General Hospital di Boston . Che parla a ragion veduta, perché proprio per ovviare al problema ha appena messo a punto un test semplice ed economico per valutare il mal di schiena cronico e distinguerne le cause.

    TEST SEMPLICE – Scholz riferisce i suoi risultati sulla rivista PloS Medicine , dove racconta della sua esperienza con 187 pazienti con dolore cronico alla schiena. Di tutti i partecipanti si sapeva il motivo del dolore: per alcuni era un dolore neuropatico, dovuto cioè a danni a carico del sistema nervoso periferico (ad esempio per colpa del diabete o del fuoco di Sant'Antonio); per altri invece non c'era componente neuropatica. Tutti sono stati visitati accuratamente e sottoposti a 23 test molto semplici, eseguibili in ambulatorio; in questo modo Scholz li ha potuti suddividere in 8 sottogruppi, diversi per segni e sintomi associati al mal di schiena. Dall'analisi dettagliata di tutti i dati raccolti, Scholz e i suoi colleghi hanno potuto sviluppare un test che hanno chiamato «Valutazione Standardizzata del dolore» (StEP): 6 domande e 10 piccoli test fisici (ad esempio come reagisce la pelle alla temperatura) per decidere se il mal di schiena dipende da un danno ai nervi oppure no, in dieci, quindici minuti appena. Lo StEP è stato subito messo alla prova su altri 137 pazienti con mal di schiena di cui stavolta non si conosceva la causa: un neurochirurgo e un reumatologo li hanno esaminati, poi un terzo medico, che non aveva idea delle valutazioni cliniche dei suoi colleghi, ha somministrato loro il test. Il risultato? Sorprendente: non solo lo StEP ha individuato correttamente il motivo del mal di schiena, si è pure rivelato più efficace di esami già in uso per la valutazione del dolore neuropatico e addirittura della risonanza magnetica, che a volte può essere fuorviante (in alcuni casi, ad esempio, evidenzia una degenerazione dei dischi spinali senza che ci sia il minimo dolore).

    TRATTAMENTO – Chiaro il vantaggio di un solo, semplice test di valutazione (per quanto composito) in grado di indicare la causa del mal di schiena: «La cura di un dolore neuropatico è ben diversa dal trattamento che si ipotizza se i nervi sono intatti – spiega Scholz –. Se la diagnosi è sbagliata, si rischia di essere sottoposti a terapie, chirurgia inclusa, che non risolvono il problema». «Il nuovo metodo valuta le singole componenti del dolore e permette di creare una sorta di “impronta digitale” del dolore stesso per ciascun paziente – dice Clifford Woolf, direttore del gruppo di ricerca sulla Plasticità Neuronale all'ospedale americano e collaboratore di Scholz –. Per di più è un approccio a “bassa tecnologia” che dimostra una sensibilità e precisione superiore a quella di tecniche di imaging ben più complesse e costose: la prova che la medicina basata sull'evidenza può migliorare la pratica clinica tagliando pure i costi». Un argomento che può far breccia ovunque ed è musica per le orecchie degli amministratori del settore sanitario. E i ricercatori americani credono così tanto nel loro test (comunque tuttora sottoposto a verifiche cliniche di adeguatezza e fattibilità) da averlo democraticamente messo a disposizione di chiunque: qualsiasi medico può leggersi come si fa, perché lo studio è accessibile a tutti su Internet.

    Elena Meli
    13 aprile 2009

    Fonte: http://www.corriere.it/salute/reumatologia...44f02aabc.shtml
     
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