Malattie reumatiche, poche cure in Inghilterra. Meglio in Italia

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    Alessandra

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    Oltremanica un servizio medico di base su cinque non offre diagnosi e terapie adeguate

    MILANO - Meglio non ammalarsi di artrite in Inghilterra. Si rischia di restare senza terapie: lo ha denunciato l'Arthritis and Musculoskeletal Alliance (ARMA), l'organizzazione che riunisce le 36 associazioni inglesi che si occupano di patologie reumatiche e osteoarticolari.

    INDAGINE – Secondo un'indagine dell'ARMA, un «Primary Care Trust» su cinque non garantisce agli assistiti le diagnosi e le terapie indicate come necessarie dalle linee guida e anche dai piani del Governo. I Trusts sono strutture di primo accesso alle cure di base per i cittadini d'oltremanica, qualcosa di vagamente simile alle nostre Aziende Sanitarie Locali: in Inghilterra il 45 per cento di questi Trusts non definisce le artriti come malattie a lungo termine, tanto per far capire l'importanza data alle patologie reumatiche a Londra e dintorni. Non basta: stando ai dati raccolti nel rapporto, fra una circoscrizione e l'altra c'è un enorme differenza di spesa in materia di malattie muscoloscheletriche (si va ad esempio dalle 100 sterline a testa di Lewisham alle 1400 del Western Cheshire). L'ARMA grida allo scandalo, perché stando così le cose milioni di cittadini inglesi rischiano di restare senza diagnosi e terapie appropriate.

    ITALIA - «Questa situazione non mi sorprende – commenta Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale –. Il Servizio Sanitario inglese sta vivendo un momento di crisi profonda: la contrazione economica è tale per cui in effetti non è raro, in quel Paese, vedersi negare le cure. Da noi tutto questo non è accaduto e non mi pare possa accadere: è difficile che i malati vengano esclusi dalle terapie. Anzi, semmai mi pare che in certi casi il problema sia perfino il contrario: non ci serve un razionamento della spesa, come quello in atto in Inghilterra, ma una razionalizzazione e un sistema di controllo efficace sì, visto che più che volentieri si prescrivono esami a iosa e si spende con la manica fin troppo larga». Non ci sono grossi rischi di restare senza cure in Italia quindi, ma qualche preoccupazione i pazienti la esprimono comunque: «Il Rapporto del CENSIS del 2008 dice che occorrono 18 mesi per arrivare alla diagnosi di malattie reumatiche – interviene Antonella Celano, presidente dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) –. Qualcosa che non funziona, insomma, c'è pure da noi: il punto critico è soprattutto il riconoscimento precoce dei sintomi e l'invio allo specialista giusto da parte del medico di base. Le cui difficoltà sono più che comprensibili: non può essere onnisciente, in più si trova con la scrivania piena di carte e le Regioni che comunque chiedono di contenere i costi: lavorare così non è semplice per nessuno. Però richiamare l'attenzione di tutti sull'importanza di individuare tempestivamente i segni delle malattie reumatiche non è mai fiato sprecato».

    Elena Meli
    31 luglio 2009

    da Corriere Salute
     
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