C'e' posta per noi

buona lettura

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  1. stefano.s64
     
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    Malattie Reumatiche: Artrite Reumatoide

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    Trascrivo la lettera del mese di Settembre, pubblicata recentemente nel sito; credo valga la pena leggerla e farci una riflessione:

    Regolarmente nel corso di conferenze o incontri a tema, la società (chissà perchè l'esperienza vissuta in prima persona non fa testo) s'interroga sulle cause di un disagio che genera dipendenza… Noi siamo la società e proprio per il bene della stessa, ad ognuno spetta il compito 'interrogarsi, capire i fenomeni sociali,moltiplicare le occasioni di dialogo perché altrimenti la causa potrebbe essere la crisi della democrazia intesa come partecipazione e senso di appartenenza ad un bene comune.

    Se "coesione sociale" esprime il senso di un bene comune e di aggregazione attorno a cui si sviluppa la solidarietà,come collegare il sistema dei servizi e partecipazione dei cittadini, favorendo la relazione di prossimità ed auto-aiuto? Come evitare che innovazioni e competizioni diventino criterio dominante con la conseguenza di individualizzazione, selezione, distruzione dei rapporti di solidarietà e responsabilità collettiva? Quale etica riconoscere come fondamento dell'azione politica?

    Come promuovere la dimensione umana della cultura dando spazio ad una riflessione che superi la veduta dell'uomo come produttore/ consumatore e valorizzare criteri di gratuità, di apprendimento delle ragioni spirituali dell'agire nel confronto delle grandi tradizioni spirituali? Interrogativi che attendono risposte in chiave politica a cui, ora che più che mai è doveroso dare senso compiuto.

    Se in un ottica di globalizzazione è necessario prestare attenzione non solo ai diritti della persona ma anche il contesto in cui si svolge la loro vita, ai sistemi di relazione, agli interessi da cui potrebbero sfociare contrasti,come convincere i politici a dare imput ad un programma europeo? Se la stessa commissione europea si riconosce a tutela (vedi patti di lealtà dovuti ai cittadini), diritti che si intendono estesi all'intero arco esistenziale,perché in situazioni di estremo disagio la persona si scontra con una realtà agli antipodi?

    Qualora (come logica corrente) la ricerca del profitto prevalga l'elemento etico, perché come estremo sostenibile non pensare di privilegiare criteri di prevenzione sociale attuabili ora con la cultura dell'auto-aiuto? Va in questa direzione un progetto pensato per puntare il dito contro una impersonale imperfetta macchina burocratica ma anche per sollecitare stimoli concreti a prese di posizioni da parte di chi per mandato, dovrebbe porsi responsabile di un bene comune.

    Trovandomi al centro di una lunga serie di azioni vessatorie, e convinta che per scuotere le coscienze evocando valori a cui si intende dare spessore occorra mettersi in gioco, (non per ritorsione ma come azione dimostrativa) renderò pubblica la mia situazione e tutto ciò che ha contribuito a renderla tale. Non sarà né semplice né indolore ma, se come scelta "imposta" servirà ad accendere i riflettori dei media sul mondo sommerso dei diritti negati ci sarò,dando voce alla rabbia di chi si sente una pedina di uno scacchiere mossa da altri!

    Per quanto mi riguarda non è più tempo di prendersi in giro: la mia situazione famigliare incorporando situazioni di handicap,età evoluta e difficile reintegro lavorativo (elementi di alto rischio sociale) meriterebbe attento monitoraggio da parte di ASL,Comune , unità territoriali che per tutta risposta beffeggiano le mie "pretese".. A questa saga della discrezionalità non ci sto. Ora che a grandi passi vedo avvicinarsi lo spettro dell'invalidità totale, chiedo e pretendo che lo stato sociale (prodigo con extracomunitari e sollecito nel vuotare le carceri) si ricordi di chi povero perché privo di elementi compatibili al suo stato, arranca in balia di tutto ciò che la vita produce.

    Tessere la rete per tradurre in fatti concreti azioni valide solo come principi, spetta a chi responsabilmente ha titolo di intervento. "Stare alla finestra non porta frutto",conseguentemente (oltre allo scontato interessamento per la continuità del discorso serio con l'Assessore comunale), chiedo l'opportunità di dar voce ad un progetto, idea forte del Comitato Italiano di Solidarietà Sociale,visto come occasione di incontro in cui in un intreccio a più voci rappresentanti delle autorità locali, privato sociale,volontariato ma soprattutto persone che vivono dal di dentro esperienze traumatiche motivino,confrontandosi, interesse per la formazione di un laboratorio preventivo al disagio.

    C'è bisogno di lavoro ma soprattutto di una cultura che (nella scoperta dell'altro) aiuti a ritrovare noi stessi .



    Ombretta



    P.s. : Ombretta mi chiede di rivolgere il suo testo soprattutto ai residenti di Reggio Emilia / Parma, io invito invece anche i malati delle altre regioni a valutare un’ottima idea e tradurla in un fatto concreto. Essere malati è un conto, esserlo in povertà è la distruzione dell’essere umano, in tutte le sue forme.

    Stefano

     
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94 replies since 3/6/2004, 21:38   7349 views
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