staminali

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  1. nan 65
     
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    Il Prof. Zhan-guo Li nel 2010 ha sperimentato le staminali cordonali , per inibire l' infiammazione e attenuare l' artrite reumatoide, in modo non invasivo, grazie alla loro capacità immunosoppressiva. I ricercatori hanno prelevato cellule immunitarie dai pazienti affetti dalla malattia ed hanno dimostrato che le staminali cordonali sono in grado di inibire la proliferazione cellulare, il comportamento invasivo e la risposta infiammatoria. I risultati più promettenti si riscontrano con la somministrazione delle staminali direttamente nell' articolazione, o immediatamente intorno ad essa. Le aree delle cartilagini colpite da osteoartriti, dove non vi è più cartilagine, hanno anche esse mostrato maggiori miglioramenti con trapianti intarticolari.

    Vi sono molti vantaggi nell' utilizzare cellule staminali del cordone ombelicale, che non richiedono soppressione immunitaria e che possono aiutare a bilanciare nuovamente la funzione immunitaria, alterata in questo tipo di patologie, modificando la genetica delle cellule reattive, che modulano le risposte di difesa dell' organismo. Molti pazienti che hanno ricevuti cellule staminali, a seguito di diagnosi di ictus o altre patologie, hanno riferito di riduzione del dolore dovuto all' artrite, nel caso in cui soffrissero anche di tale malattia.

    I primi risultati erano stati ottenuti nel 2004 da Jorgensen, Gordeladze e Tissue: dimostrarono per la prima volta che la rigenerazione delle cartilagini era ottenibile sia attraverso la terapia cellulare con staminali mesenchimali, come quelle cordonali, sia con quella genica. Il ricercatore Dottor J.J. Mao del Tissue Engineering Laboratory, presso il Department of Anatomy and Cell Biology, della University of Illinois a Chicago (USA), ha riparato i danni dell' articolazione sinoviale, sia per quanto riguarda la sua componente cartilaginea, che per la parte ossea, rigenerando un condilo della stessa dimensione della mandibola umana. Secondo gli studi del Dottor J. Grisar ha scoperto che i danni cardiaci legati all' artrite sono dovuti ad una diminuzione delle staminali progenitrici circolanti e potrebbero essere prevenute dalle cordonali. Nel numero di Febbraio 2011 della prestigiosa rivista Nature Rheumatology la Dottoressa Sarah Price ha presentato le ricerche che hanno dimostrato con studi sulle cellule umane e su modelli animali di artrite reumatoide che le cellule staminali mesenchimali del cordone ombelicale inibiscono gli effetti dell' infiammazione, causata dalle cellule sinoviali fibroblasto-simili. Questo effetto terapeutico è mediato dall' interleuchina IL-10, dal Fattore di Crescita Trasformante Beta 1 e dall' indolamina2,3-diossigenasi. Riducono il loro comportamento invasivo con la modulazione dell' interleuchina IL-6. Inducono l' espansione in vitro delle cellule T regolatorie; diminuiscono la risposta delle cellule T al PGE2, al TGF-Beta1 e all' ossido nitrico; riducono i livelli di citochine e chemiochine pro-infiammatorie, come TNF-alfa, interleuchina IL-6 e proteina-1, che stimola la chemiotassi per i monociti, e aumentano la concentrazione delle citochine anti-infiammatorie e modulatrici, quali l' interleuchina IL-10. Infine modificano la risposta dei linfociti T Helper.

    I Dottori Alan Tyndall e Frederic A. Houssiau dell' University Department of Rheumatology, presso il Felix Platter Spital a Basel, nel numero Giugno 2010 di Annals of the Rheumatic Diseases , hanno sottolineato l'efficacia delle staminali mesenchimali, come quelle del cordonale ombelicale, nelle malattie autoimmuni, tra cui l' artrite, grazie alle loro proprietà di protezione cellulare e anti-proliferative, che sono dovute sia a fattori solubili, sia a meccanismi collegati a contatti cellula-cellula, riguardanti quasi tutti gli elementi del sistema immunitario. In alcuni casi ha un ruolo la riprogrammazione dell' espressione genica. Moltissimi sono i dati positivi ottenuti da modelli animali. Vi è la possibilità di usare queste staminali in pazienti con neoplasie, per evitare il la reazione di rigetto GVHD. Nel 2010 Wang, Detamore, Dormer e Bonewald hanno studiato l' interazione positiva tra staminali del cordone ombelicale e scaffold tridimensionali di acido poliglicolico, che ha portato ad un miglioramento della differenziazione osteogenica, dimostrata con l' aumento dell' attività della fosfatasi alcalina e della sintesi di collagene, nonché con l' incorporazione del calcio nella matrice extracellulare, che cresce con l' aumentare della densità delle staminali cordonali. Vi è stato un incremento del fattore di trascrizione RUNX2, del collagene di tipo I e dei livelli d' espressione del gene per l' osteocalcina, tutti indicatori di un miglioramento della differenziazione verso il tessuto cartilagineo.



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    Alessandra

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    Io ho sentito di una sperimentazione a Genova, qualcuno nè sa qualcosa?
     
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  3. nan 65
     
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    Anch'io ne ho sentito parlare, x quello ho cercato informazioni e ho trovato qs, mi è sembrato interessante!! :super:
     
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2 replies since 12/9/2011, 20:01   178 views
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